Recensione di Cuphead: grazie di esistere

Cuphead è un gioco che è riuscito a conciliare tutti i tipi di videogiocatori, più giovani e più ansiani. Ecco la nostra recensione!

Cuphead è un classico action “run and gun” fortemente incentrato sulle battaglie contro i boss. Ispirato ai cartoni animati degli anni ’30, può vantare grafiche ed effetti audio accuratamente ricreati con le tecniche di quell’epoca. Con la sua disponibilità al download, avvenuta il 29 settembre, questo gioco ha portato a se tantissimi utenti, facendogli raggiungere il traduardo del milione di copie vendute in una settimana. Lui si è rivelato la salvezza del mondo dei videogiochi, un palcoscenico che sta diventando sempre più monotono.

 

Un accenno di trama

Cuphead, completabile sia in single-player che in multi-player con un amico, racconta la storia di due fratelli – Cuphead e Mugman – nella fittizia isola Calamaio. Questi, dopo aver perso le loro anime giocando a dadi con il Diavolo, rimarranno vincolati ad un patto che prevede di recuperare i contratti delle anime dagli altri abitanti dell’isola, il tutto entro entro un giorno. In caso di un loro fallimento, il destino delle due tazze rimarrà in suo possesso.

Da questo incipit semplice si svilupperanno tante divertenti situazioni; i livelli si alterneranno dai classici scontri con i Boss – che variano da scontri a bordo di un aeroplanino a scontri a terra – a livelli “Run ‘n’ Gun”, ed altre simpatiche chicche tutte da scoprire in giro per un’isola esplorabile in tre parti. Inoltre, lo store di Porkrind ci permetterà di upgradare le nostre armi o le nostre abilità.

Le tazze? Sono un Plus da non perdere

Cuphead ha uno stile grafico che riprende i classici cartoni degli anni ’30. Ogni personaggio in esso è disegnato a mano e digitalizzato e, con le sue musiche Blues e Jazz, ha conquistato sin dal suo annuncio una grande fetta di pubblico, incuriosito dalle sue peculiarità che si trovano raramente nel mondo dei videogiochi. 

I personaggi prendono spunto da tanti cartoni classici. I protagonisti, in primis, prendono palese ispirazione da Topolino e Oswald per quanto riguarda i pantaloncini rossi e blu, la testa a forma di Tazza è ispirata dal corto “Momotaro vs Mickey Mouse” (video propagandistico giapponese), gli occhi con iride scheggiata sono presi dal personaggio “Bimbo”, mentre i guanti bianchi sono un classico dei cartoni degli anni ’30. Quest’ultimi, in particolare, erano importanti perchè permettevano la distinzione delle mani dal resto del corpo, ricordandoci che i cartoni a quei tempi erano tutti in bianco e nero.

Menzioni d’onore per “Betty Boop” e “Olivia” di “Popeye” che possiamo riscontrare nel boss Hilda Berg, e “Bruto” di “Popeye” per quanto riguarda Captain Brineybeard. Nel gioco, inoltre, troveremo tante citazione ed Ester-eggs su cartoni animati recenti e non che copriranno molti decenni, dagli anni ’30 ad oggi.

Cuphead è difficile? Si, ma è unico

Tuttavia gli sviluppatori, oltre a donare al titolo una grafica sbarazzina e colorata che cattura inevitabilmente l’attenzione dei videogiocatori, casual o hardcore che siano, si sono concentrati sul suo livello di difficoltà, ben sopra la media di altri videogiochi attuali.

Parliamoci chiaro: le difficoltà in un gioco ci devono essere; il problema è come presentarle all’utente. Si tratta di un argomento particolare, che non può essere visto solo in bianco o nero (dove molti definisco difficile qualsiasi cosa che richieda poca più bravura rispetto a giocare a Super Mario).

Cuphead è difficile, ma in una sfumatura molto particolare. Infatti, non si tratta di quella difficoltà asfissiante che ti porta a buttare tutto all’aria se non riesci a superare un livello, ma che ti spinge ad andare avanti…si vabbè, non come la fa sembrare questo gameplayer:

La spiegazione della difficoltà di Cuphead è così particolare che trova una sua risposta nella psicologia. Se la sfida in un gioco è eccessivamente impegnativa, il giocatore proverà frustrazione; se il gioco è troppo semplice o il giocatore è troppo abile, tale si annoierà. Introduciamo adesso il concetto di Flow Channel:

Con l’aumentare della sfida, il giocatore aumenterà le sue skills e, all’aumentare dell’abilità, il livello di sfida aumenterà. Così facendo, lo si invoglierà a continuare la sua partita fino al completamento del livello.

Gli sviluppatori dello studio MDHR hanno fatto tesoro di tale regola e l’hanno applicata in tutto e per tutto il loro videogioco. La difficoltà non è impostata a livello di frustrazione, ma anzi invoglia a continuare a migliorarmi sfida dopo sfida, portandoci a dire: dai faccio quest’ultimo tentativo e dopo spengo.

Conclusione

Dopo questa lunga riflessione su tutte le controversie di questo titolo, voglio mettermi in primo piano: perchè lo ringrazio? Io non sono uno che adora il completismo a tutti i costi. Sono per l’idea che il videogioco sia un’opera d’arte, ed il viaggio che ci porta al finale è un’esperienza da vivere. Cuphead mi ha salvato dalla noia e dalla routine del mercato videoludico odierno. E’ stato uno dei pochi giochi che mi ha portato ad urla di sfida e gioia ad ogni completamento di un quadro o di un livello.

La simpatica storia che Cuphead racconta, con la sua grafica e le sua meccaniche di videogioco ampiamente retrò, mi hanno fatto tornare ai vecchi tempi dove le difficoltà in un gioco erano quasi necessarie e per superarle bisognava viverlo a pieno. Gli sviluppatori di MDHR mi ha fatto capire che con continuità perseveranza e allenamento tutto è possibile. 

Cuphead è un gioco pronto ad accogliere qualsiasi livello di utenza, consigliabile sia al “giocatore della domenica” – che non ha voglia di impegnare molto la testa – sia al completista; inoltre il divertimento si farà doppio assieme ad un altro amico!

Prezzo e disponibilità

Cuphead è disponibile dal 29 settembre su Steam e sul Microsoft Store (Play Anywhere PC ed Xbox), ma acquistabile anche dai rivenditori in Digital download e prossimamente in copia retail, con rammarico per i possessori ps4. Il suo prezzo è di 19,99 euro.